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Album

   
 

Enrico Carrino - lowlife (2015/autop.)
- Recensione -

Recensione
Amepantin & AV-K - pantin (2012/autop.)
Ame - the king of tramps (2010/autop.)
Ame - goodbye (2007/autop.)
Ame - burned flowers (2006/autop.)
 

 

 

Princess Vampire di Alone Music

Dietro la one man band Amé si cela il campano Enrico Carrino, al terzo lavoro autoprodotto con "The King Of Tramps". Come nei due precedenti lavori, si riconferma il talento di questo compositore purtroppo relegato nella vasta nicchia dei talentuosi artisti misconosciuti. Accompagnato dalla sua chitarra acustica e da poco altro, il cantautore propone un semplice ma intenso folk dall'approccio lo - fi e tendenzialmente made in USA e malinconici testi esistenzialisti da notte alcolica che sanno produrre intensi scorci introspettivi di indubbio valore. Una su tutte, la malinconica ballata "Lady Souriere", che fonde semplicità compositiva e mesta contemplazione della realtà in un insieme convincente. La musica di Amé può ricordare il folk spleen dei Black Heart Procession o a tratti il country di Will Oldham, ma al di là delle influenze c'è una buona dose di personalità che rende l'album degno di nota.


Remigio Palumbo - PiùStile Magazine

 

L'esperienza maturata dal musicista battipagliese Enrico Carrino, attivo già dalla fine degli anni '90 con il gruppo di rock alternativo "No Exit", trova una sua dimensione piuttosto stabile dal 2005, quando dà vita al progetto solista "Amè". "Burning flower", primo EP prodotto sotto nome Amè, vede la luce nel 2006, ricevendo buone critiche. Nel 2007, a seguire la scia tracciata da Burning Flower, ci pensa il primo cd di Amè, "Goodbye".
Arriviamo così al 2010, anno in cui Amè auto-produce il sue secondo cd "The king of tramps": nove tracce non facili ad un primo ascolto, ma emozionanti e coinvolgenti.
The king of tramps si districa tra un folk cantautoriale lo-fi e la ricerca di uno sperimentalismo a tratti forse forzato, ma mai fuori luogo. Esperienza sicuramente intima e personale immergersi nella musica di Amè: "A painful crumb" ci accoglie subito con un calmo suono di campane accompagnate da una piacevole chitarra acustica e la calda voce di Enrico.
Tocca quindi alla strumentale "Chaos in a bubble", con le sue sonorità urbane in sottofondo, per passare all'essenziale "Hate", dove la chitarra fa da pratica cornice alla voce.
La malinconica "Lady Souriere", risulta una delle tracce meglio riuscite dell'intero album. "Man without future" è un altro ottimo esempio di composizione, così come l'evocativa "Miss Justice" e la tiratissima "Mr.Gun".
Le ultime due tracce, "My protest" e "Rum Baby Rum", sono invece due esempi di quella ricerca sonora sperimentale che pagano forse lo scotto, soprattutto nel caso di "My protest", dell'auto-produzione. Infatti la traccia risulta essere a tratti un po' troppo confusionaria, facendo risultare l'ascolto difficile. Già meglio "Rum baby rum", simpatica chiusura dell'album.
Anche se, come già detto, non risulta essere un cd che colpisce al primo ascolto, il lavoro di Amè risulta essere ottimo e ricercato. Offre una dimensione sicuramente migliore dal vivo: è sul palco che il lavoro di Enrico esprime al meglio la sua teatralità.
Da ascoltare nella tranquillità della propria stanza.

 

Marco Pagliariccio di Kathodik

Amè è il nome d'arte del cantautore battipagliese Enrico Carrino, attivo già dalla fine degli anni '90 con la band di alt-rock No Exit e dal 2005 sulle scene col suo progetto solista. Un progetto che prende ben altra direzione dai suoi esordi, spingendosi tra le braccia del cantautorato folk più dimesso e silente. Come se i Black Heart Procession si svestissero di tutti gli orpelli per tornare alle radici della musica.
Sarebbe facile scadere nella banalità per Carrino, ma questo "The King Of Tramps" è meno scontato e più vitale di quanto possano far pensare le premesse. Così non si direbbe dall'impostazione tradizionale di A Painful Crumb, che apre il disco, ma già dalla seguente Hate, la migliore del lotto, i loop sintetici cupi che ribollono alle spalle dell'incedere incerto del fingerpicking di Amè dicono tutt'altro. Miss Justice e Man Without Future tornano dalle parti del cantautorato folk più dark. Le note al ralenti della strumentale Choas In A Bubble si dilatano sulle ali di soffi di brezza marina, prima che Mr. Gun esploda in una scarna violenza. C'è molta confusione in My Protest, con un folla vociante a simulare l'effetto concerto, mentre in Rum Baby Rum Carrino si sposta verso territori tex-mex (!) a bassa fedeltà. La chiusura del disco è affidata alla ballatona Lady Souriere.
Spunti interessanti qua e là nel disco di Amè, che per evitare di scadere del banale dovrebbe dare maggior sfogo alla dimensione elettronica che a tratti fa capolino nell'album. Buon punto di partenza per un ragazzo dal sicuro talento compositivo.

Rockline di Giulio Magliulo

Sempre più spesso stiamo incontrando giovani artisti campani che si confrontano con un cantautorato di netto stampo indie/U.S.A. e la cosa è abbastanza curiosa considerando che la ‘Campania Felix’ è terra  fortemente caratterizzata dalle sue solidissime radici musicali.
Questa inclinazione verso la ballad pop-psichedelica, lo psycho-folk  o l’alt-blues non è comunque fenomeno recente;  di sicuro nomi come Maybe I’m, Guy Littell o Joseph Ride contribuiscono a delineare una scena dagli ampi orizzonti, ma già da un bel po’ di anni dalle assolate ‘terre di lavoro’ si è mosso un vero ‘outsider’ guardato con grande e meritato rispetto dai pochi addetti ai lavori che hanno avuto l’onore di ascoltarlo.
Ame è il monicker di Enrico Carrino e King Of Tramps non è il primo dei suoi lavori autoprodotti.
 A differenza dei  ‘colleghi’ citati,  Ame appare più isolazionista,meno disposto a condividere certi umori e la dimensione lo-fi è l’unica possibile ad esprimere la sua musica infinitamente fragile.
Se nei turbinii di acustica si respira l’intimismo di un John Martin, se in certi timbri vocali si scorge il vagheggiare folle del Tim Buckley più visionario e quello angelico del figlio Jeff (Man Without Future o Miss Justice) , di certo non si sbaglia ad affermare che sono queste le nobili ed antiche radici da cui Ame trae ispirazione, ma c’è anche un aspetto più selvatico ed  immediato  che va dalle possessioni di Dave Eugene Edwards  fino a Micah P. Hinson (Painful Crumb, Lady Souriere) a fugare ogni dubbio di passatismo ed ad immergere Ame nel mare della contemporaneità alt-folk.
 Forse è proprio questo aspetto sfuggente, questo ‘prova a prendermi’  a rendere l’ascolto a tratti un po’ ostico ma decisamente affascinante e questo tono così confidenziale da risultare quasi imbarazzante a garantire che non si tratta di calcolo premeditato ma puro, grandissimo talento.
Un’opera che meritava la giusta luce, anche in virtù di futuri sviluppi che aspettiamo ansiosi su questo non-movimento che vediamo formarsi autonomamente ma che ancora non viene notato dalle indie label  nostrane che hanno occhi solo per le ‘next big thing’ che cantano in italiano, come se fossimo ancora negli anni novanta!


















enrico carrino @ 2016